Il capo scontroso

Adesso basta, mi ribello! Gliene dico quattro! Faccio succedere i moti del ’48! Sono stanco di subire angherie da quel capo autoritario, antipatico, scontroso e presuntuoso che si crede il Re del mondo. Domani vado nel suo ufficio e gli tiro una sberla! Gli insegno io, l’educazione e il rispetto del personale! Non voglio più essere sminuito, svalorizzato… non avere incarichi corrispondenti alle mie vere capacità e il non essere preferito rispetto agli altri colleghi, che magari si comportano da leccapiedi! Non sono mai stato un ruffiano! Mi ricordo tutte quelle volte che mi insultava, con brutte parole, così offensive, perché inizialmente non sapevo fare ancora bene il mio lavoro. Ho letto tanti sull’argomento. Oggi nel 2024 occorre una comunicazione assertiva, saper comunicare, non essere autoritari ma autorevoli . Enunciare poche regole, chiare e fattibili con un linguaggio comprensivo, efficace con parole incoraggianti e non disprezzanti. Bisogna essere dei veri e propri leader non dei capi”.Alessandro pensava tutto ciò seduto sulla sedia accanto alla scrivania del suo ufficio, intento a lavorare. Era un ragazzo giovane, di ventotto anni, alto 1,90 m, un po’ robusto, serio e abbastanza determinato. Dalla finestra osservava piovere . Tuoni e lampi nel cielo rimbombavano come dei fuochi d’artificio lanciati in occasione della festa del patrono ,San Gerardo. E lui si sentiva sempre più triste con la voglia di licenziarsi e trovare un altro lavoro.Gli piaceva fare l’impiegato ma in quella grande azienda non aveva il giusto ruolo che meritava.Non veniva tanto considerato. Era sempre in secondo piano. Avrebbe voluto gridarlo al vento, scappare come un treno in corsa o spaccare tutti i muri . Distruggere tutto . Voleva far carriera . Si era anche laureato in economia aziendale con un buon voto. Era intenzionato a dimostrare a tutti che era ancora più capace e non meritava quell’orrendo trattamento. I suoi pensieri furono interrotti all’improvviso dall’arrivo del collega, Michele, un uomo di quarant’anni , simpatico, cordiale , vestito casual.Michele gli dice: “ Alessandro ultimamente ti vedo spesso in silenzio, taciturno. Il pensare troppo fa male! Non chiuderti in te stesso! Io sono non solo un collega ma anche un tuo amico. Se vuoi puoi parlare con me e dirmi tutto quello che ti passa per la testa! “.Allora Alessandro si sfoga un po’ :” Sono stufo… spesso sono trattato male. Svolgo incarichi di poco conto. Non mi danno la possibilità di progredire. Vorrei andarmene e non tornare più!”.Il collega Michele si rattristò all’udire quelle parole e gli rispose :” Alessandro, in questi tempi è difficile trovare un impiego soddisfacente! Pensaci bene! A volte bisogna accontentarsi oppure se vuoi, prova a cercare un altro lavoro! Aspetta! Fai attenzione! Prima trovane un altro e poi ti licenzi ! A me comunque dispiacerebbe perdere un collega buono e bravo come te! Ho sempre creduto in te! Non ti abbattere mai! E se cadi, rialzati sempre!”.Alessandro si sentì un po’ sollevato. Aveva un caro amico che gli dava un po’ di valore ma, anche forza e coraggio. E così riprese a lavorare, contabilizzando fatture, registrando ordini d’acquisto e di vendita e compilando moduli.Il capo da lontano controllava come i dipendenti lavoravano. Il fatturato dell’azienda era aumentato. Le vendite , infatti, degli elettrodomestici erano cresciute del 15 % via via crescente. Questo era un buon segno. Poteva tranquillamente dare una promozione a qualche dipendente o aumentarne lo stipendio. Ma chi se lo meritava di più? Michele , sempre pronto, sicuramente. E Alessandro?Forse era stato troppo duro con lui. Sapeva di non avergli mai fatto un complimento, mai una parola buona. Lo aveva sempre messo in disparte. E così decise di premiare lui, assegnandogli un nuovo progetto da realizzare in team. Doveva però, trovare un modo originale per comunicarglielo.Intanto Alessandro dal suo computer cercava di tanto in tanto nuove offerte di lavoro in tutta Italia.Inviò diverse email con il suo curriculum. Aspettava con ansia qualche risposta affermativa.Un martedì’ sera il capo rimase più tardi in ufficio. Era curioso. Sbirciò nel pc di Alessandro, in particolare controllò la sua posta elettronica. Lesse le diverse email da lui spedite e per sbaglio un messaggio inviato a un suo amico, nel quale manifestava tutto il suo rammarico per la mancata considerazione del suo capo e della sua voglia di trovare un nuovo lavoro più remunerativo ma, soprattutto più appagante e sereno. Il capo rimase un po’ perplesso. Non credeva che il suo atteggiamento avesse provato in Alessandro un sentimento così di rancore verso di lui. E così decise il giorno dopo di parlargli.Lo fece chiamare al telefono ed accomodare nel suo ampio ufficio.“Alessandro devi dirmi qualcosa? Va tutto ok?” e allora Alessandro sbuffò :” Si, non va niente ok! Lei mi tratta come un zerbino ma, io valgo, sono capace. Ho intenzione di licenziarmi!”.Al che il capo lo interruppe e continuò :” Hai ragione! Non sono stato un gran che come capo. Ho brutti modi . Ho visto che hai imparato e svolgi bene il tuo lavoro. E per questo ti meriti una promozione e anche un aumento di stipendio. Lavorerai in team per un nuovo interessante progetto. Scusami allora per tutto ! Da oggi in avanti sarò un capo migliore!”.Alessandro aveva la testa piena di pensieri. Non provava più rabbia ma, un barlume di gioia galleggiava nel mare dei suoi frenetici pensieri. Un po’ di ansia lo avvolse. Si fermò un momento. Pensò a respirare e poi seppe solo dire :” Grazie!”.Lo ripeté ancora :” Grazie! Aspettavo questo momento da tanto tempo! Mi ero rassegnato! Ma ora …conti su di me! Non la deluderò! Le dimostrerò quanto valgo!”.Adesso basta, mi ribello! Gliene dico quattro! Faccio succedere i moti del ’48! Sono stanco di subire angherie da quel capo autoritario, antipatico, scontroso e presuntuoso che si crede il Re del mondo. Domani vado nel suo ufficio e gli tiro una sberla! Gli insegno io, l’educazione e il rispetto del personale! Non voglio più essere sminuito, svalorizzato… non avere incarichi corrispondenti alle mie vere capacità e il non essere preferito rispetto agli altri colleghi, che magari si comportano da leccapiedi! Non sono mai stato un ruffiano! Mi ricordo tutte quelle volte che mi insultava, con brutte parole, così offensive, perché inizialmente non sapevo fare ancora bene il mio lavoro. Ho letto tanti sull’argomento. Oggi nel 2024 occorre una comunicazione assertiva, saper comunicare, non essere autoritari ma autorevoli . Enunciare poche regole, chiare e fattibili con un linguaggio comprensivo, efficace con parole incoraggianti e non disprezzanti. Bisogna essere dei veri e propri leader non dei capi”.Alessandro pensava tutto ciò seduto sulla sedia accanto alla scrivania del suo ufficio, intento a lavorare. Era un ragazzo giovane, di ventotto anni, alto 1,90 m, un po’ robusto, serio e abbastanza determinato. Dalla finestra osservava piovere . Tuoni e lampi nel cielo rimbombavano come dei fuochi d’artificio lanciati in occasione della festa del patrono ,San Gerardo. E lui si sentiva sempre più triste con la voglia di licenziarsi e trovare un altro lavoro.Gli piaceva fare l’impiegato ma in quella grande azienda non aveva il giusto ruolo che meritava.Non veniva tanto considerato. Era sempre in secondo piano. Avrebbe voluto gridarlo al vento, scappare come un treno in corsa o spaccare tutti i muri . Distruggere tutto . Voleva far carriera . Si era anche laureato in economia aziendale con un buon voto. Era intenzionato a dimostrare a tutti che era ancora più capace e non meritava quell’orrendo trattamento. I suoi pensieri furono interrotti all’improvviso dall’arrivo del collega, Michele, un uomo di quarant’anni , simpatico, cordiale , vestito casual.Michele gli dice: “ Alessandro ultimamente ti vedo spesso in silenzio, taciturno. Il pensare troppo fa male! Non chiuderti in te stesso! Io sono non solo un collega ma anche un tuo amico. Se vuoi puoi parlare con me e dirmi tutto quello che ti passa per la testa! “.Allora Alessandro si sfoga un po’ :” Sono stufo… spesso sono trattato male. Svolgo incarichi di poco conto. Non mi danno la possibilità di progredire. Vorrei andarmene e non tornare più!”.Il collega Michele si rattristò all’udire quelle parole e gli rispose :” Alessandro, in questi tempi è difficile trovare un impiego soddisfacente! Pensaci bene! A volte bisogna accontentarsi oppure se vuoi, prova a cercare un altro lavoro! Aspetta! Fai attenzione! Prima trovane un altro e poi ti licenzi ! A me comunque dispiacerebbe perdere un collega buono e bravo come te! Ho sempre creduto in te! Non ti abbattere mai! E se cadi, rialzati sempre!”.Alessandro si sentì un po’ sollevato. Aveva un caro amico che gli dava un po’ di valore ma, anche forza e coraggio. E così riprese a lavorare, contabilizzando fatture, registrando ordini d’acquisto e di vendita e compilando moduli.Il capo da lontano controllava come i dipendenti lavoravano. Il fatturato dell’azienda era aumentato. Le vendite , infatti, degli elettrodomestici erano cresciute del 15 % via via crescente. Questo era un buon segno. Poteva tranquillamente dare una promozione a qualche dipendente o aumentarne lo stipendio. Ma chi se lo meritava di più? Michele , sempre pronto, sicuramente. E Alessandro?Forse era stato troppo duro con lui. Sapeva di non avergli mai fatto un complimento, mai una parola buona. Lo aveva sempre messo in disparte. E così decise di premiare lui, assegnandogli un nuovo progetto da realizzare in team. Doveva però, trovare un modo originale per comunicarglielo.Intanto Alessandro dal suo computer cercava di tanto in tanto nuove offerte di lavoro in tutta Italia.Inviò diverse email con il suo curriculum. Aspettava con ansia qualche risposta affermativa.Un martedì’ sera il capo rimase più tardi in ufficio. Era curioso. Sbirciò nel pc di Alessandro, in particolare controllò la sua posta elettronica. Lesse le diverse email da lui spedite e per sbaglio un messaggio inviato a un suo amico, nel quale manifestava tutto il suo rammarico per la mancata considerazione del suo capo e della sua voglia di trovare un nuovo lavoro più remunerativo ma, soprattutto più appagante e sereno. Il capo rimase un po’ perplesso. Non credeva che il suo atteggiamento avesse provato in Alessandro un sentimento così di rancore verso di lui. E così decise il giorno dopo di parlargli.Lo fece chiamare al telefono ed accomodare nel suo ampio ufficio.“Alessandro devi dirmi qualcosa? Va tutto ok?” e allora Alessandro sbuffò :” Si, non va niente ok! Lei mi tratta come un zerbino ma, io valgo, sono capace. Ho intenzione di licenziarmi!”.Al che il capo lo interruppe e continuò :” Hai ragione! Non sono stato un gran che come capo. Ho brutti modi . Ho visto che hai imparato e svolgi bene il tuo lavoro. E per questo ti meriti una promozione e anche un aumento di stipendio. Lavorerai in team per un nuovo interessante progetto. Scusami allora per tutto ! Da oggi in avanti sarò un capo migliore!”.Alessandro aveva la testa piena di pensieri. Non provava più rabbia ma, un barlume di gioia galleggiava nel mare dei suoi frenetici pensieri. Un po’ di ansia lo avvolse. Si fermò un momento. Pensò a respirare e poi seppe solo dire :” Grazie!”.Lo ripeté ancora :” Grazie! Aspettavo questo momento da tanto tempo! Mi ero rassegnato! Ma ora …conti su di me! Non la deluderò! Le dimostrerò quanto valgo!”.

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